Solitamente, quando si è appassionati di fumetti, l'edicola sotto casa diventa un luogo di peregrinazione almeno settimanale. Nel mio caso devo fare un po' più di strada, quando si abita in campagna purtroppo è così, e le mie visite dal giornalaio sono veloci e programmate da una routine vecchia di anni. Entro, saluto con un rude gesto del viso e mi dirigo velocemente all'angolo dei fumetti, senza nemmeno guardare il numero osservo il colore della copertina, -sì, è diverso- mi dico, a quel punto prendo il fumetto in questione, pago e lo metto nella borsa del computer senza più guardarlo fino a casa.
Un anno fa torno a casa e prendo il numero 259 di Wolverine. Adoro Logan, il rude artigliato canadese che risolve tutto... artigliando appunto. Gli ultimi numeri che avevo letto non mi erano sembrati il massimo, specialmente dopo Romolus e le origini, e quindi ero speranzoso di una bella storia.
Solo a quel punto l'occhio mi cadde sul titolino della copertina, Wolverine all'inferno.
Questa fu più o meno la mia reazione a caldo |
Non essendomi ancora del tutto ripreso da One more Day dell'Uomo Ragno, la famosa storia conclusiva del ciclo Straczynsky in cui abbiamo capito che Mefisto non ha una minchia da fare, ho preso il fumetto e l'ho sistemato nella libreria senza nemmeno leggerlo, meditando vendette indicibili.
Ultimamente però, preso più dalla curiosità che non da un vero interesse, ho ripreso in mano quell'albo e l'ho letto. Devo dire che quando una storia ha come titolo "...all'inferno" non si può fare a meno di alzare gli occhi al cielo e mormorare bestemmie. L'inferno è un espediente facile, determina l'utilizzo di nemici molto forti e l'apparizione di nemici o amici del personaggio.
Leggendo questa storia, quindi, ed andando a recuperare, vigliaccamente, i numeri successivi posso dire che la storia non discosta di molto da quella descrizione. Nel caso di Wolverine però, essendo un supereroe atipico, il numero di comparsate è decisamente più alto del solito.
Jason Aaron è riuscito a scrivere una bella trama tutto sommato. Dove per una volta non erano tanto gli artigli di Logan i protagonisti, ma Logan stesso e il suo passato. Un passato che è stato spiegato in pieno con la serie Origini e che qui viene narrato attraverso diverse apparizioni e comparsate.
Potremo ad esempio ricordare il periodo di Wolverine negli Alpha Fight grazie a Puck, il nanerottolo con i baffi.
Nelle vignette Puck viene mostrato sempre in modo da sembrare più alto. Una volta era alto 2 metri, era biondo ed era pieno di ragazze, poi ha fatto incacchiare una strega (True Story) |
Sai com'è, quando si è capo di una famiglia Yakuza, capita |
Come al solito non mancano nemmeno i combattimenti. Non eccezionali, per quanto mi riguarda, in special modo quelli contro il demone di turno, in possesso di una spada che blocca la guarigione... molto originale se dimentichiamo la Murasama toh! Per non parlare poi di come viene fermato il demone....
...crocefisso da quattro ossicini... |
Una storia, quindi, abbastanza godibile e senza troppe pretese. Il finale, però, non mi è dispiaciuto affatto. Perché un incontro fra Logan e il suo padre biologico non me lo sarei mai aspettato ed è stato gestito bene, in perfetto stile Wolverine.
Un ultimo accenno lo spendo per i disegni di Renato Guedes. Un artista che conoscevo poco e che ho apprezzato per un tratto forse non troppo dettagliato ma comunque bello e pulito, che ben si sposava con l'ambientazione infernale.
Detto questo, non mi sono dimenticato della parte di storia in cui il corpo di Wolverine girava ad ammazzare gente, ma ne parlerò nel prossimo articolo. Alla prossima.
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