martedì 15 gennaio 2013

Il bieco George (R.R.Martin) e la sua saga

Le Cronache del ghiaccio del fuoco sono un'ottima saga. Un'opera simil medievale sporcata di fantasy delle migliori. Scritta bene, con una trama intricata, memorabili frasi e personaggi caratterizzati magnificamente.
Nel leggerla non si può fare a meno di provare forti emozioni, immaginare vividamente le scene che ci vengono presentate. Ancor più forte è la sensazione che ogni accenno, frase, parola possa essere la chiave di future rivelazioni. 
Aaah quante le domande che ci si pone leggendo questa saga!!
Ogni libro sembra vomitarne decine, centinaia!  Fino a che il lettore non rimane confuso e rilegge con spirito teologico tutti i libri, nella disperazione di aver perso anche solo una virgola. Alla fine però capirà, tutti lo fanno. Creerà dentro la sua mente una teoria fatta di se e di ma e ci si attaccherà con convinzione divina, pensando: Sì, è così!
Solo a quel punto scatterà la trappola del biechissimo e panzonissimo scrittore che, beffardamente, ucciderà il personaggio che sta alla base della teoria. Il lettore allora, in pieno crollo emotivo, tornerà a rileggere nuovamente i libri, formulando nuove macchiavelliche teorie. Entrando, in questa maniera, in un circolo vizioso che ben presto lo getterà in una profonda depressione, aggravata dal prolungarsi del periodo fra l'uscita di un libro e di quello dopo.
In tutto questo c'è solo un vincitore. Un uomo che ha fatto della sua lentezza a scrivere un'arte. Lui che è diventato un'enigma, un'entità dall'aspetto natalizio che maliziosamente crea personaggi fantastici per poi ucciderli in maniera infame. L'autore che ha il triplo nome come Tolkien.
George R.R. Martin.
Non c'è una sola  motivazione per voler così bene a quest'uomo.
La sua saga è entusiasmante, e non scherzo, ma dopo un decennio di letture e riletture dei suoi libri non ho ancora capito dove vuole andare a parare questa storia.
Lo so che probabilmente è quel tipo di storia che avrà il suo senso solo alla fine, quando leggeremo le ultime righe, ma ho come l'impressione che a tutta questa storia manchi qualcosa, un nesso logico.
Ma, forse, proprio a questo deve la sua bellezza. Una completa dissociazione da quei canoni che la letteratura romanzesca ci ha sempre abituato. Nessun vero buono o cattivo, né un confronto fra personaggi positivi e negativi, nessun atto puramente eroico ma una serie di accadimenti che mutano, senza nessuna fretta, il volto dei sette regni. 
Quello che è chiaro è il fatto che, nonostante tutti i personaggi, il vero protagonista della saga è il, fu, regno dei Targaryen, sempre più incasinato, mal governato e diviso. Un continente dove i personaggi sono solamente pedine il più delle volte ignare e trascinate dagli eventi. 
Strano ma bello, quindi? Sì, Martin è davvero un gran scrittore.
L'unico problema è che è mortalmente lento. Anni e anni fra un libro e un altro, con la memoria che piano piano sbiadisce e personaggi e avvenimenti che semplicemente scompaiono fra i neuroni. Arriva il nuovo libro e devi farti venire un ischemia per ricordarti chi era quel tizio che aveva assaltato Yoren dei Guardiani della notte o come si chiamava la collina dove la nana aveva cacciato Arya. Finalmente ricolleghi i pezzi, leggi il libro e di nuovo devi aspettare degli anni.
Tra l'altro, Georgetto, avessi trent'anni e un fisico da ballerino potrei anche capire che te la prendi comoda, ma hai il doppio degli anni di Cristo e un fisico da balenottera non mi sembra il caso di perder tempo. 
Che vogliamo fare, la fine di Jordan? Con l'ultimo libro che lo scrive un altro?


2 commenti:

  1. a lui dei lettori non gliene frega niente, te lo dico io! anzi, ci lascerà tutti in sospeso...:) sarà il suo ultimo scherzo!

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  2. Allora andrò fino all'inferno a prenderlo!XD

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