martedì 18 marzo 2014

47 Ronin - Senza alcuna speranza!

Era tempo che non facevo una recensione su di un film. Lo scorso anno sono più volte uscito dal cinema assolutamente deluso e troppe orrende storie gravavano sulla mia sopportazione. Quest'anno, poi, si era incominciato anche peggio con un film su Capitan Harlock che mi ha assolutamente scandalizzato, seguito da un reboot di Robocop che mi ha pure stravolto quel bel personaggio splatter della mia infanzia. Non puoi far correre un personaggio come Robocop: quello o cammina lentissimamente o niente. E poi dov'era il sangue? Dov'era il tizio che si sfaldava? Mancavano tutti i capisaldi che ha fatto grande il precedente film. Tornando, comunque, ai nuovi film in uscita, ho visto con una certa curiosità...

....sto robo!
Incominciamo con il dire che il mondo dei samurai è sempre interessante e glorioso. Ma è un mondo fatto da valori e gesta che sono anche aliene alla nostra concenzione moderna e occidentale. La storia dei quarantasette Ronin che vendicarono la morte del loro padrone, avendo come unico premio una morte onorevole, è sicuramente affascinante ma anche ridicola secondo la nostra mentalità. In qualche modo, però, dà un quadro generale e simbolico della vita di queste entità all'interno della società feudale. Si tratta, tra l'altro, di un racconto famosissimo per i giapponesi, basato su un reale episodio avvenuto fra 1701 e il 1703, che ha dato vita a varie opere teatrali Kabuki, racconti e leggende.

Insomma un mito intramontabile!

Ora però immaginate di dare questo mito, con tutto il suo simbolismo, con tutta la sua carica di epicità in mano ad un regista americano. Anche se fosse bravo vedremo sicuramente demolire tutti i caratteri orientali in favore di quelli occidentali. Se poi a scrivere il film c'è lo sceneggiatore degli ultimi episodi di Fast and Furious, Chris Morgan, e a dirigerlo un perfetto sconosciuto, la situazione potrebbe degenerare in una banale storia di vendetta e amore che di più scontata non si può, e che vede tutto l'affresco del Giappone feudale ridicolizzato  in  un becerissimo fantasy...

...con capre\lupi giganti...
...uomini gufo, draghi, spade magiche e quant'altro. Insomma, qualcosa che appare a prima vista come un omaggio ai miti e alle leggende giapponesi ma che in realtà è solo un modo infame per "ravvivare" i canoni Hollywoodiani questa storia. Tra l'altro, a livello di trama, tutte queste cose non servono assolutamente a nulla. Non hanno alcun peso, alcuna ripercussione ma, anzi, fanno diventare l'intero spettacolo una vera e propria vaccata.
Parlando sempre di mostri spendiamo due parole sugli attori. Personaggi che non convincono a pieno, o almeno non tutti. Neo alla fine fa sempre Neo, qui magari è leggermente più in linea con il personaggio ma l'attore è quello che è. Gli attori giapponesi poi sono un po' indistinguibili, poco caratterizzati. L'unico forse che salverei è quello che faceva Oishi, Hiroyuki Sanada, che abbiamo già visto in Wolverine L'immortale...


nei panni di Shingen

Mentre guardi sto prodotto infame ti ritrovi a non saperlo nemmeno catalogare. Non è un'opera sui samurai e non è nemmeno un fantasy, ma solo un robo con della gente armata di katana e dei cosi strani che fanno tanto rumore. Niente più di uno spettacolo che in certi momenti diverte, in certi momenti proprio no e che, oltre a svilire addirittura due generi, te lo dimentichi appena esci dalla sala. Un'ecatombe su tutta la linea, e dire che di materiale da cui copiare ce ne sarebbe stato. Senza andare a parlare di Kurosawa, che è su un altro pianeta, avrebbero potuto seguire l'esempio di un ottimo film che ho visto qualche tempo fa:

Tredici Assassini!


Si tratta di un'opera del regista giapponese Takashi Miike, remake di un film del '63, che riesce in qualche modo a darci un grande sfoggio della cultura del Bushido, dei combattimenti fra samurai, mischiandolo, in maniera molto ma molto sottile, ai veri miti giapponesi. Ne esce un film straordinario, pieno di azione e sangue, carico di significati e di misteri, spettacolare ma anche molto poetico. Un film che ti lascia qualcosa, e, dai, i 47 Ronin meritavano almeno lo stesso trattamento. Purtroppo però, si sa, il cinema occidentale appiana qualsiasi differenza e cerca di spettacolarizzare sempre nello stesso modo qualunque argomento. Non si tratta, però, di faciloneria, ma di una sorta di globalizzazione. Qualunque situazione o argomento deve essere riportato a canoni ben recepibili al pubblico standard. Che poi si tratti di Robin Hood, Leonida o di uno Shogun, questo non ha alcuna importanza. Voto 5.

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