venerdì 11 marzo 2016

Secret Wars: Old Man Logan #2 - Il Cantiere dell'Apocalisse!




"In una evidente allegoria dei vecchi che guardano i cantieri, stai scalando la Barriera. L'hai visto fare in tv e sembrava una cosa facile. Invece è una tale faticaccia, che a metà pensi pure di lasciare perdere. Poi, però, ti rendi conto che se salire con degli artigli di adamantio è complicato, scendere è qualcosa di impossibile e allora tant'è non puoi fare a meno che scalare per ore. Quando, infine, arrivi in cima puoi assaporare quel momento magico in cui una brezza fresca ti ristora e accompagna la visione dell'agognata... 


...buca!

Ma non hai nemmeno il tempo di lamentarti delle domande che vieni aggredito da una versione femminea di Thor. In un lampo (è il caso di dirlo) vieni fritto, scarnificato e scagliato giù dalla barriera, atterrando in quella nuova terra dove non sai cosa aspettarti..."

Prima di parlare del luogo in cui è andato a finire Vecchio Logan, viene da chiedersi perché è stato attaccato in quella maniera. Nella saga di Secret Wars innumerevoli Thor  vanno a formare una sorta di reparto di polizia che DOOM utilizza per tenere a bada le decine di universi che compongono il BattleworldLogan superando la muraglia ha trasgredito involontariamente ad una delle regole che i Thors devono far rispettare e quindi è stato automaticamente attaccato dal più vicino Dio del Tuono.



Il mondo in cui è stato catapultato altri non è che quello dell'Era di Apocalisse, o almeno una sua versione alternativa. Questa saga sviluppata nel 95 raccontava una realtà distopica dell'universo Marvel in cui il figlio di Charles Xavier, Legione, finiva nel passato e, annoiandosi, provocava un combattimento serrato contro un giovane  Magneto, finendo per lobotomizzare il padre uccidendolo, uccidendo se stesso e tutta la linea temporale classica. 


Il punto focale della saga.

Per alcuni mesi, quindi, si seguiva una storia ben diversa dal normale. Lo sfoggio di poteri mutanti aveva risvegliato con qualche decennio di anticipo il buon Apocalisse che senza troppo sforzo aveva conquistato il continente americano. Nel corso degli anni lo aveva trasformato nel suo luogo di villeggiatura, un luogo dove fra un genocidio e una tratta degli schiavi il colossale mutante si divertiva ad aizzare i propri sottoposti li uni contro gli altri.
Ma non era tutto oro quello che luccicava. Perchè nonostante la morte del professor X, i suoi X-men erano ancora presenti nel mondo. Magneto aveva, infatti, portato avanti il sogno del suo defunto amico tralasciandone tutte le derive bonarie e zuccherose. Tutti i personaggi erano stati rivisti in maniera distopica, erano più cupi, incazzosi, vestiti con improponibili (ma epici) costumi degli anni novanta. 
Insomma L'era di Apocalisse è stata una di quelle saghe che hanno segnato l'immaginario collettivo. Uno dei primi eventoni, quando ancora li si sapeva fare e quando ancora riuscivano a stupire. 


Nel secondo numero...

 ...di Old Man Logan visitiamo con gli occhi di un turista molto particolare un mondo che alla fine è molto simile al Wasteland. Per ben cinquanta anni, infatti, Wolverine era vissuto con il rimorso di aver ucciso tutti i suoi compagni ed ora eccoli davanti a lui vivi e vegeti. L'idillio però dura ben poco, il rifugio degli X-men viene infatti attaccato da Abisso, Sabretooth e Sinistro e il nostro eroe viene creduto una spia e cacciato in malo modo da Magneto che lo butta in braccio...

... ad Apocalisse!

Questo è, più o meno, quello che succede nel numero e non è poi molto, il tutto sembra più un tour pubblicitario che una reale storia. Ma nonostante questo il disegno del ottimo Andrea Sorrentino riesce a regalarci dei momenti toccanti, epici a dare quel valore aggiunto che manca probabilmente alla storia. Sinceramente mi aspettavo qualcosa di più da Bendis ma è evidente che questa miniserie serve per riportare nei giochi un personaggio che sia nell'universo classico che in quello Ultimate è passato a miglior vita. 
Del resto Wolverine manca un po' a tutti e le sue pallide imitazioni, (vedi X-23) non fanno che acuire quel senso di nostalgia per un personaggio che affrontava tutto di petto, incazzoso come un marinaio con la rabbia, uno che prima sfoderava gli artigli e poi al limite parlava ma che quando lo faceva sapeva essere di una saggezza infinita. Insomma Wolvie ci manchi, torna presto!

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