martedì 1 marzo 2016

Secret Wars: Old Man Logan #1 - Il ritorno di Vecchio Logan!

Mentre tutto sta crollando in una saga di cui non ho ancora ben capito il senso, mentre interi universi narrativi scompaiono sotto la tracotante avanzata del "All New, All Differente, All Marvel", mi compare davanti un titolino minuscolo, sicuramente meno importante di tanti altri ma che ai miei occhi brilla di luce proprio: 

Vecchio Logan!

Il brillamento dura però pochissimo. Questa seconda miniserie in cinque parti non sarà disegnata da Steve McNiven ma dal nostrano Andrea SorrentinoVa bè McNiven è McNiven ma sicuramente questo giovane talento italiano saprà il fatto suo.
La cosa importante, in fondo, è che a capitanare l'opera ci sia il buon Mark Millar in persona. Già, peccato che al suo posto ci sia invece Brian Michael Bendis, assurdamente messo in un opera che non è sua e che, francamente, è poco nelle sue corde. 
Perchè Vecchio Logan era una sorta di manifesto dell'intero mondo Marvel, devastato, distrutto ma riconoscibile da mille e mille accenni ed Easter Eggs. La storia era cadenzata da mille combattimenti, poche battute, ancor meno spiegazioni se non quelle strettamente necessarie. Una storia per nulla pesante, per nulla verbosa in cui il disegno di McNiven aveva la possibilità di dare il suo meglio  sia nei combattimenti che nell'ambientazione, in cui riusciva a dare tutta la profondità e la maestosità dei grandi spazi americani.
L'impatto con il nuovo fumetto è quindi un po' spiazzante. Il personaggio è quello di sempre, quel Wolverine invecchiato ed ancor più disilluso di prima. Va ancora in giro per cercare di sistemare quel mondo pazzo, decaduto, che lo vede sia come una minaccia che come un salvatore. All'interno di questo numero lo vediamo affrontare la banda del Gladiatore, un tizio in canotta, con l'elmo di Iron Man e una decina di scagnozzi vestiti da Devil. Nulla di preoccupante, niente di che, solo un modo per ripresentare il personaggio, l'ambientazione e le nuove...

...gomme di Sinistro!

La trama non è molto differente da quella originale e riprende esattamente da dove l'avevamo lasciato inserendo i medesimi accenni al mondo Marvel. Il disegno, invece, è di certo molto diverso da quello di Mcniven (Non peggio, solo diverso). Andrea Sorrentino ha un tratto cupo, meno deciso ma certamente dinamico che, a mio parere, ricorda vagamente quello di Brian Hitch. I combattimenti sono veloci susseguirsi di vignette, di dettagli e di suoni combinati in uno stile da opera Pop, coinvolgente, che riesce a catturare tutta la violenza di quel momenti. 

La storia prende una piega inaspettata...

...quando una testa di Ultron cade nel deserto mentre Logan sta tornando a casa, dal suo verdeo figlio addottivo e dalla babysitter di quest'ultimo, Danielle Cage. Questo fatto è il motore di tutta la storia che porterà Wolvie ad andare a trovare una vecchia amica per farsi consigliare e trovandosi nuovamente a dover essere il migliore in quello che fa, anche se non gli piace. 
Insomma come storia non è nulla di particolarmente complesso. Bendis ripropone la stessa formula di Millar ma a modo suo, inserendo meno combattimenti, meno splatter e più discorsi. Molti più discorsi. In realtà però si tratta sempre di una road story, che stavolta si dipanerà nell'intero Battleword della Secret Wars

Intanto per ora superiamo la Barriera!

Sommando tutto, quello che esce fuori è un fumetto che in qualche modo ricorda l'inimitabile originale discostandosene abbastanza in forma e narrazione. Alla fin fine però si tratta di un opera di buon livello, distante dalla prima miniserie, ma imperdibile per chi, come il sottoscritto, è fan del personaggio. Alla prossima settimana, quindi, per il secondo numero.

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