giovedì 18 febbraio 2016

The Hateful Eight - Una recensione non facile.




Recensire un film di Tarantino non è mai una cosa facile. Perché vai al cinema, e vuoi fare un paragone con quello che è venuto prima. E fai male, perché ti aspetti Django e non hai ancora capito che Tarantino come Paganini non ripete.
Anche se si è un suo fan sfegatato e si conosce a menadito la sua filmografia, ogni nuova opera è una vera e propria sorpresa. Tu ti aspetti  Le Iene, ti aspetti Pulp Fiction, Four Rooms, Bastardi senza Gloria, Kill Bill e Death Proof e li cerchi, trovando magari quell'accenno, sorriso o ghigno. Ma, alla fin fine, quello che stai guardando è un altro genere, un nuovo percorso che Tarantino ha intrapreso e seguito fino in fondo. Come tutti i suoi film, questa è un'opera prima.


Hateful Eight è un film apparentemente Western. Con la solita attenzione ai particolari Tarantino ambienta nei grandi paesaggi delle montagne del Wyoming una storia che ben si accompagna alle musiche di Morricone e agli sguardi alla Leone.  I protagonisti sono tutti uomini  crudelmente inseriti nel loro tempo, nordisti, sudisti, cowboy e banditi  appena usciti dalla Guerra di Secessione, un fatto che aleggia sempre nell'aria e che è causa di continui contrasti. Con tale ambientazione e tali personaggi il film sarebbe stato bello che fatto, un nugolo di sparatorie, cacce all'uomo e il pubblico avrebbe avuto quello che voleva. Invece no, perché ancora una volta bisogna ricordarsi di non guardare indietro.
Benché infatti i personaggi siano degni del miglior film western e i luoghi in cui la storia è ambientata siano decisamente mozzafiato e che, all'inizio del film, si punti in una determinata direzione, Tarantino prende tutto e lo chiude dentro ad una stanzaFuori nevica che Dio la manda, le diligenze non possono proseguire e dentro quella baita dalla porta rotta si raduna un nervoso ed improbabile gruppo di persone. 



La tensione è palpabile. Ogni frase, ogni movimento sembra dover provocare una strage e solo questo basterebbe per mandare avanti una storia che prende inevitabilmente un'altra direzione
Ci si mette un po' a scoprirlo, forse addirittura fino a quel colpo di pistola che segna la fine della prima parte, perché si ancora arci convinti che, nonostante tutto, quello che stiamo guardando sia un western. Magari atipico, ma quello rimane. Qua è là però ci sono degli accenni, dei piccoli indizi che se individuati mettono tutto in un ordine diverso. 
Ben presto ci si rende conto che quella casa è il teatro di un mistero, un giallo dall'impronta classica, che sembra uscito da un libro di Agatha Christie e trapiantato in quella stanza. In quegli otto protagonisti possiamo trovare anche tutti gli archetipi del caso, compreso il brillante investigatore privato e l'ispettore mezzo scemo.  La storia  a quel punto assume ben altra direzione, portando magistralmente lo spettatore a ragionare su ogni personaggio, ogni accenno, addirittura su una canzone, nella speranza di riuscire a capire cosa stia succedendo.  Intanto il film accelera, la tensione aumenta e tutto forse si fa più confuso, le certezze vengono a mancare e si comincia a dubitare di tutti. Proprio a quel punto la storia torna ad essere Tarantiniana e ti dà un bel calcio negli zebedei per coronare il gran finale.

Come ho detto...
...questo film non è facile da recensire, perché anche solo spiegandolo fa perdere a chi lo guarda la magia della scoperta. In qualche modo è similare a film come I soliti sospetti, dove tutto si scopre man mano, in cui tu ignaro spettatore vieni ingannato, credi di conoscere la verità fino a quando non succede qualcosa che cambia completamente le carte in tavola. 
Hateful Eight è questo, un miscuglio di generi talmente caotico a cui solo uno come Tarantino poteva dare una forma mantenendo intatto il proprio stile. Perché nonostante tutto, nonostante gli ammiccamenti, il giallo, Agatha Christie e via dicendo questo è rimane un'opera fatta da un fan, un meta film che vuole omaggiare il bel cinema che non c'è più. Forse può non piacere, forse tre ore erano troppe e forse non ha emozionato come Django, anche perché Django era fatto per emozionare, ma questo film rappresenta come gli altri sei (Jackie Brown non conta) uno stile unico e inimitabile.
Detto questo c'è poco altro da dire se non che questo film è da vedere assolutamente al cinema, perché visivamente e musicalmente è il massimo, e che la quantità di pistole e fucili nel film renderà necessario un articolo sulle "Armi di Hatefull Eight"!

1 commento:

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