venerdì 12 febbraio 2016

Star Wars VII: Il Risveglio della Forza - La recensione.

“Ma non so se l’hai notato, il settimo episodio è uguale al quarto…”

“Ma dai?? Ti ringrazio… perché sai, io sono sceso dalla montagna del sapone tre minuti fa.”



Ci sono persone che, a volte, vorresti prendere a bottigliate in testa. Per una volta non si tratta di Sentenzio ma di Ovvione, che rientra in quella enorme categoria di persone con il dono della centralità intellettuale. Ovvero quelli che credono di capire le cose prima e meglio degli altri e di avere il dovere di far notare le proprie conclusioni a tutti. Insomma una sorta di blogger rompicoglioni e pieno di sé.
Ovvione ha guardato il film insieme a me, Sentenzio e Credenzio ma l’ha capito solo lui. Non gli è piaciuto e se non è piaciuto a lui allora non deve piacere a nessuno. Quindi qualsiasi commento positivo viene arbitrariamente dissacrato da un ovvio commento “ma dai c’era pure la Morte Nera 3” o “facile fare una copia carbone dei film precedenti” e via così, finché si smette di creare un discorso costruttivo e di un film rimane solo il “è uguale al quarto episodio”. Ma è proprio così? All’apparenza sì.

La StarKiller è proprio una scopiazzatura della Morte Nera.

È innegabile che il buon J.J. Abrams abbia rivisitato in chiave moderna una vecchia storia. Non si possono chiamare citazioni, od omaggi quelli che non sono solo accenni ma vere proprie  scelte di sceneggiatura e di caratterizzazione, che bene o male sono stati copiati dai film vecchi. 
Una prima notizia positiva sta nel fatto che perlomeno hanno copiato la prima trilogia. Quindi sì, è evidente anche agli occhi del primo imbecille del mondo che si tratta di una palese scopiazzatura del primo (o quarto) episodio, quello che però sarebbe il caso di chiedersi è : Vale comunque la pena di vederlo? Assolutamente sì.

Questo film ha tutto quello che mancava alla seconda trilogia. Una buona regia, per cominciare, con scene e dialoghi più dinamici e meno telecomandati. L’assenza di melensaggini senza senso e di momenti morti. Un uso sapiente degli effetti speciali e dello schermo verde. Insomma un film fatto da un regista che è capace di fare il suo lavoro e che riesce a ricreare quel particolare mondo della prima (e sola) trilogia. In ogni scena, infatti,  si avverte questo senso di nostalgia, il mito di una storia che è entrata nella leggenda sia dentro che fuori al film. Gli stessi protagonisti conoscono solo una versione romanzata della caduta di Palpatine. Niente più, niente meno che accenni più o meno veritieri.

Anche il Primo Ordine,...

...che è in sostanza quello che è rinato dalle ceneri dell’Impero, celebra i fasti di un passato glorioso ma inevitabilmente ne ripete anche gli errori. Per questo, secondo me, si ricicla l’idea di una terza Morte Nera, la Star Killer, ancor più grande e ancor più fallimentare. Si tratta di uno stato totalitario nato da un'ideologia conservatoria, quindi incapace di cambiare veramente. Questo, ovviamente, non scusa certe scelte di sceneggiatura ma ne dà una possibile spiegazione. Dopotutto quello che fa tanto in questo film, oltre ad una perfetta regia, sono i protagonisti e la loro caratterizzazione.
Sorvolando sulla partecipazione di un grandissimo Han Solo e di una granitica Leila Organa, due sono i personaggi che risaltano in questa storia. In primis, ovviamente, c’è Rey, un’energica eroina capace di affrontare ogni avversità a testa alta, senza paura e senza tentennamenti. In lei si vede tutto quello che Anakin non era e Luke cercava di essere, quel dinamismo che permette all’eroe di affrontare l’impossibile e di porsi nei confronti dell’antagonista come una minaccia reale. Appunto quello che non era Anakin.
In contrapposizione troviamo questo strano antagonista, Kilo Ren. Un temibile signore oscuro, erede di Darth Vader, che appare da principio potentissimo, inarrestabile e spietato. Ben presto diviene evidente che in lui si annida una debolezza mal celata dalla sua maschera. Le sue fragilità prendono man mano il sopravvento e la paura comincia a controllare le sue azioni. Si sente inadeguato, in bilico fra luce ed ombra e solo quel gesto folle, che tutti conosciamo, sembra mettere equilibrio nella sua mente. 

Sia la protagonista che l’antagonista...


...sono personaggi in evoluzione dominati dal passato e in qualche maniera realistici, non troppo stereotipati. Ad essi va aggiunto sicuramente Finn, che è un gran personaggio, ma anche quel mistero che accompagnava i primi capitoli, la Forza. 
Essa ritorna ad essere senza un’impostazione definita ma come qualcosa che tutto avvolge e che tutto rende possibile. Sviluppata, quindi, in maniera ben diversa dalla seconda trilogia dove tutto era stato catalogato come se fosse  una cosa da impiegati, scientifica addirittura. Io ho più Midi-chlorian di te quindi sono più forte di te. 
In questo film si ritorna a una forma più metafisica del concetto di Forza. Essa esiste ma non è quantificabile in termini terreni. Si tratta di un concetto filosofico, magico, religioso che pervade alla fine anche tutta la trama. Si ritorna al passato quando nonostante la capacità distruttiva della Morte Nera il buon Vader diceva “essa è nulla di fronte alla possanza della Forza.”.
Alla fin fine, quindi, è un film in apparenza copiato da un altro, che ricerca il facile sensazionalismo ma che nonostante questo riesce a farti rimanere incollato allo schermo per più di due ore a divertirti. Potrei fermarmi qui, già basterebbe, ma c’è di più, perché durante il finale si provava quella sensazione a lungo dimenticata. Perché non è facile far provare ad un pubblico di insensibili tutta la paura, lo sgomento, la meraviglia che i protagonisti provano durante il film. Quel senso di empatia nel confronto di una storia e di personaggi che come ho detto prima sono simili a quelli del passato. 
Forse, però, questa è la mia versione dei fatti, forse J.J. tira delle corde che riescono a far breccia, in qualche modo, in questo Nerd che ne ha viste tante e che continua a lamentarsi di tutto e tutti. Forse è così ma bisognerà aspettare il 2019 per capire se è vero.

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