Immaginate un astronauta, un uomo che va là dove nessuno è mai stato prima. Immaginate che però questo là non sia un luogo desolato come la Luna, ma una terra ricca, piena di vita e con dei suoi abitanti. Uomini e donne diversi dall'astronauta ma che sono in pericolo, che hanno bisogno d'aiuto. In fondo che cos'è un astronauta se non un eroe, un uomo armato di coraggio e di ambizione? Un uomo che affronterebbe il despota, lo sconfiggerebbe anche solo perché è la cosa giusta da fare. La gente del posto, alla fine, lo celebrerebbe, la regina di quel luogo lo vorrebbe al suo fianco ma in voi ci sarebbe solo il desiderio di rivedere la sua fidanzata e ripartirebbe da quella terra per tornare a casa. Fine. E poi?
Sì perché, in fondo, questo fa un eroe: arriva, risolve una situazione e poi riparte per cercare la normalità. Ma quante volte non ci siamo chiesti cosa succede dopo? Ovvero quando l'eroe torna a casa, quando si sposa, quando ha dei figli e quando, infine,.......invecchia! |
Starlight ci da uno scorcio al dietro alle quinte, mostrandoci la vecchiaia di un fulgido eroe. Una vita comune, fatta di ricordi, con una moglie appena scomparsa e dei figli assenti. Un momento in cui le gesta appaiono lontane lontane e magari non vengono nemmeno credute. Ti ritrovi allora a pensare a quel momento lontano nel tempo ma non nella tua mente, dove avevi la possibilità di non essere dimenticato, di essere celebrato per l'eroe che sai di essere e di non rimanere mai da solo.
Si tratta di una storia che mi ricorda, ma davvero tanto, film come "Gran Torino" di Clint Eastwood, come "Stanno tutti bene" di Giuseppe Tornatore. Il melanconico racconto di un uomo che alla fine della sua vita si rende conto di vivere nel passato. Con la sola differenza che nel caso di Duke Mcqueen, questo passato è un affresco fantascientifico alla Flash Gordon.
In sostanza è un'opera che vale la pena leggere e che, ancora una volta, ci fa riflettere sugli aspetti meno noti della storie che leggiamo. Da piccolo, ma mooolto piccolo, creatore di storie, molte volte mi sono ritrovato a pensare non tanto al percorso di un personaggio ma alla sua fine, alla sua meta. Citando l'ottimo Ortolani, nella sua controparte fumettistica,..
"La fine non è mai grandiosa. È solo un lento e inesorabile spegnersi"
...ma come nel caso di Rat-Man a volte l'eroe, seppur invecchiato, non ha finito le cartucce che deve sparare.
La sua storia non è finita! |
Per concludere devo scrivere due righe sullo splendido lavoro del croato Goran Parlov. Si tratta di un disegnatore dallo stile semplice e raffinato, capace di dare ai volti un'estrema espressività con poche righe. Un artista molto famoso nell'ambito italiano, che io personalmente conosco per il suo lavoro in Ken Parker e in Magico Vento. Direi che Mark Millar, o chi per lui, ha fatto un'ottima scelta. L'artista giusto per la storia giusta.
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