Ho sempre ammirato Bendis come sceneggiatore di fumetti. Il lavoro che ha svolto con Ultimate Spider-man, almeno fino alla morte di Peter, è forse uno dei migliori esempi di fumetto seriale degli ultimi dieci anni, come il tratto prettamente Noir che ha dato a Daredevil durante la sua gestione. Ad esso si aggiungono dei fumetti indipendenti come Power, molto carino sulla carta, ancora da inquadrare nel piccolo schermo.
Al secondo posto nella mia personale lista di sceneggiatori cartacei, di Bendis mi manca una delle sue opere più interessanti: Alias. Non l'ho mai letta anche se ne ho sentito parlare e quindi per una volta mi ritrovo nella felice situazione di guardare un prodotto Marvel senza il decennale bagaglio fumettistico e, a essere sincero, è molto liberatorio. Aka Jessica Jones è il classico prodotto alla Netflix, una piccola e curatissima serie dove la mancanza di interruzioni pubblicitarie e la messa in onda completa disastrano tutti i capisaldi della televisione americana mostrandoci ancora una volta una storia seria e ben raccontata.
Il format, quindi, lo conosciamo bene e non può essere usato per dire che questa serie sia bella o meno. Certo, il paragone con i prodotti dei canali Abc e Cw non può essere nemmeno fatto, è un altro pianeta, e va invece ricercato con l'unica altra serie di quel livello: DareDevil. Stessa ambientazione, due personaggi tormentati e un nemico che pare imbattibile. Jessica Jones aveva tutte le carte per diventare una copia carbone del suo illustre predecessore, per appoggiarsi a lui tipo cozza e vivere di rendita. Sarebbe stato facile farsi aiutare, e invece no, quasi per orgoglio, del diavolo di Hell's Kitchen non si parla e si cammina con le proprie gambe. Se pensavate di vedere e di riprovare le stesse sensazioni mi dispiace per voi. Questa storia non parla di eroi di doppie identità, costumi e criminali ma di abusi psicologici e fisici, di donne spezzate, impaurite e piene di rabbia. L'unica maschera che porta Jessica è quella monoespressività iniziale, quella che puoi trovare in certi tuberi dei serial CW. Qui però non è colpa dell'attrice, è una cosa voluta. Una posa, una maschera, appunto, che ben presto si incrina mostrando quel nugolo di sensazioni che ha dentro. Tutte emozioni che la serie fa trasparire in maniera magistrale, accompagnando questa storia soffocante e a tratti crudele. Una di quelle storie che ti lasciano con il fiato sospeso, senza quella triste sensazione di indovinare le scene successive. In cui la recitazione è elegante, sottile, con quelle espressioni appena accenate che tradiscono più di un piagnisteo. Il merito va soprattutto a un cast fatto con i controcazzi, con degli attori magari non tutti bravissimi ma che sanno recitare. Fra questi quello che risalta di più è proprio quel nemico che funge da punto focale di tutte le altre interazioni: Killgrave.
Di David Tennant se ne potrebbe parlare fino a domani. Non è un semplice attore ma è una persona che riesce a incarnare i suoi personaggi in tutte le loro sfaccettature. Nel ruolo del decimo, ad esempio, c'ha regalato la migliore reincarnazione di Dottor Who ed è stato cosi bravo che i produttori, tra cui Moffat, avevano pensato di chiudere la serie dopo che lui aveva lasciato. Il suo Killgrave è un nemico scaltro, crudele, ambiguo, magari semplice, perché in fondo quello che vedi è, ma che persegue, comunque, una sua logica perversa.
Non si può nemmeno considerare un vero e proprio antagonista, perché quelli hanno degli scopi. Kingpin era un avversario perché nonostante agisse in maniera criminale aveva un suo codice di condotta, dei suoi affetti e un fine, sotto certi versi, anche nobile. Killgrave è invece completamente amorale, una scheggia impazzita che prende quello che vuole fregandosene di tutto e di tutti. Ha la psicologia di un serial killer e Il suo rapporto con Jessica è più quello di un cacciatore con la sua preda. Insomma, si tratta di uno di quei nemici, sempre più rari, che si fanno proprio odiare e che vorresti prendere a sberle.
Capite bene, quindi, che ci sono delle sostanziali differenze fra questa serie e DareDevil e che nonostante la stessa ambientazione potrebbero appartenere a due mondi separati. Ed è qui che sta il bello, perché i collegamenti ci sono a saperli vedere, certi personaggi, certi posti sono gli stessi anche se non vengono sbandierati in maniera pesante. Devi essere tu ad accorgetene e a vederli.
Si tratta, alla fin fine, di un prodotto complesso. Una sorta di Marvel 2.0 dove i superpoteri sono un mezzo per portare avanti la trama, li si usa in modo intelligente senza abusarne e senza renderli indispensabili Se non fosse per i superpoteri potrebbe essere la storia di un abuso, una storia che trasmette rabbia, angoscia e frustazione. Rimarrebbe comunque una bella storia. Ma visto che ci sono è ancora meglio, no?
Nel senso, non so proprio definirla! |
Al secondo posto nella mia personale lista di sceneggiatori cartacei, di Bendis mi manca una delle sue opere più interessanti: Alias. Non l'ho mai letta anche se ne ho sentito parlare e quindi per una volta mi ritrovo nella felice situazione di guardare un prodotto Marvel senza il decennale bagaglio fumettistico e, a essere sincero, è molto liberatorio. Aka Jessica Jones è il classico prodotto alla Netflix, una piccola e curatissima serie dove la mancanza di interruzioni pubblicitarie e la messa in onda completa disastrano tutti i capisaldi della televisione americana mostrandoci ancora una volta una storia seria e ben raccontata.
Il format, quindi, lo conosciamo bene e non può essere usato per dire che questa serie sia bella o meno. Certo, il paragone con i prodotti dei canali Abc e Cw non può essere nemmeno fatto, è un altro pianeta, e va invece ricercato con l'unica altra serie di quel livello: DareDevil. Stessa ambientazione, due personaggi tormentati e un nemico che pare imbattibile. Jessica Jones aveva tutte le carte per diventare una copia carbone del suo illustre predecessore, per appoggiarsi a lui tipo cozza e vivere di rendita. Sarebbe stato facile farsi aiutare, e invece no, quasi per orgoglio, del diavolo di Hell's Kitchen non si parla e si cammina con le proprie gambe. Se pensavate di vedere e di riprovare le stesse sensazioni mi dispiace per voi. Questa storia non parla di eroi di doppie identità, costumi e criminali ma di abusi psicologici e fisici, di donne spezzate, impaurite e piene di rabbia. L'unica maschera che porta Jessica è quella monoespressività iniziale, quella che puoi trovare in certi tuberi dei serial CW. Qui però non è colpa dell'attrice, è una cosa voluta. Una posa, una maschera, appunto, che ben presto si incrina mostrando quel nugolo di sensazioni che ha dentro. Tutte emozioni che la serie fa trasparire in maniera magistrale, accompagnando questa storia soffocante e a tratti crudele. Una di quelle storie che ti lasciano con il fiato sospeso, senza quella triste sensazione di indovinare le scene successive. In cui la recitazione è elegante, sottile, con quelle espressioni appena accenate che tradiscono più di un piagnisteo. Il merito va soprattutto a un cast fatto con i controcazzi, con degli attori magari non tutti bravissimi ma che sanno recitare. Fra questi quello che risalta di più è proprio quel nemico che funge da punto focale di tutte le altre interazioni: Killgrave.
L'uomo Porpora |
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